Ancora nel deserto: Houston, abbiamo avuto un problema!
febbraio 16th, 2012 | Posted by in GiordaniaAl risveglio nel deserto (qui la precedente puntata), intorno alle 7, quando l’aria è ancora abbastanza fredda, mi metto all’opera per ripulire il mini accampamento, sistemo griglia, sacchetto di carboni, acqua e quant’altro nel bagagliaio e mi accorgo che… ho una ruota a terra.
Si, completamente sgonfia.
Non mi perdo d’animo: svuoto nuovamente il bagagliaio e prendo la ruota di scorta. Torno al bagagliaio per prendere il crick, ma non c’è. Sono senza crick.
A quel punto capisco che mi resta da fare solo una cosa: andare a piedi fino al paese e chiedere aiuto. L’acqua non mi manca (ne ho una ventina di litri) e non fa nemmeno troppo caldo; 25 km si fanno in 4 o 5 ore, penso, e basta andare a sud orientandosi con il sole appena sorto. Sistemo tutto nel bagagliaio, per la seconda volta, tranne 4 bottiglie d’acqua ed il mio zaino quando, all’orizzonte, scorgo una nuvoletta di polvere. Si avvicina. È un veicolo bianco, corre su un tracciato parallelo. Inizio a gridare e saltare agitando le braccia, muovendo il mio zaino colorato. La nuvoletta è sempre più vicina, é un pick-up! L’autista si accorge di me, cambia direzione tagliando in diagonale e mi si ferma davanti.
Dall’auto scendono un signore anziano, vestito con la tunica bianca e il keffieh, ed un ragazzo, forse il figlio o il nipote. Non conoscono una parola in inglese, ma gli mostro la ruota sgonfia e a gesti gli faccio capire che non ho il crick.
Subito il ragazzo prende il loro ed entrambi mi danno una mano a cambiare il pneumatico, che è praticamente tagliato. Li ringrazio, offro loro del succo di frutta e gli chiedo (diciamo così) quanto disti Qasr Burqa. L’anziano mi fa cenno di seguirli, mi ci portano loro, fantastico!
Dopo 5, al massimo 10 km, scorgo le nere macerie del fortino. Mancava davvero poco la sera precedente.
Fu costruito nel 3° secolo dai romani (sempre loro, sembra abbiano costruito dappertutto) allo scopo di proteggere una diga. Già, una diga nel bel mezzo del deserto, per abbeverare le carovane che transitavano tra la Siria e l’Arabia. Un’oasi artificale.
Successivamente divenne un monastero, durante il periodo bizantino. Quello che ne rimane sono appunto parti delle mura e blocchi di basalto. Ed un laghetto, sempre più piccolo, ricordo di antiche soste di cammelli, cavalli e uomini.
Ed ecco a voi i miei salvatori:
Nelle guide e suggerimenti che si trovano in giro, anche online, si consiglia di essere auto-sufficienti e pronti ad ogni situazione. Ma anche di andarci con qualcuno del posto e con una 4×4…
Eccola, la mia fuoristrada!
You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 You can leave a response, or trackback.
Pingback: I castelli del deserto, quarta e ultima puntata - dokkaround