Al tramonto sembra stanca, ma serena, arrossata dal sole.
Le piogge ed il vento dell’inverno, il possente caldo di mille estati le hanno scolpito il viso, poco a poco, senza sosta. A nulla sono servite la forza e la tenacia; l’arcaica sapienza occulta sotto le auree vesti e i verdeggianti veli utile piu’ allo straniero che a se’ stessa.
Innumerevoli sguardi, e mani, si sono posati sulla sua pelle.
Quanti moti d’animo, sacrifici, astii e guerre per farla propria, e poi l’ebbrezza del possesso, caduca come gli uomini.
Non piu’ fanciulla, ma saggia e ferma signora, insegna al mondo che il tempo scorre. Come le messi e i prati, e le greggi brulicantı. Come i fiotti che scendono dai monti e serpeggiano tra le gole, a foggiare rughe.
Sono le rughe della terra, sono le rughe dell’Anatolia.