Non appena metti i piedi fuori dal bus, alla stazione, ti rendi conto di essere in un altro mondo.
Istanbul, a distanza di quasi un anno, e’ sempre speciale. Il fascino dei mercati, dei venditori d’acqua, di succhi, di mele gia’ sbucciate, dei venditori di pantaloni, di bottoni, di tutto, e’ immutato.
Questa folla incessante di persone, di richiami, di scambi la rende viva da secoli. E questo caldo umido, bestiale, che mi scioglie la schiena nel sudore, non mi ferma dall’assaporare, di nuovo, la piazza del sultano, le stupende moschee, le viuzze, il te’ bollente, le case diroccate, il bosforo, i minibus, l’ayran.
Con il piede in due scarpe. Non Asia, non Europa.
E’ Turchia, e’ Istanbul.