Vivere Damasco é passeggiare nel suq al-Hamidiyya per poi deviare casualmente a scoprire i suq dell’abbigliamento, della passamaneria, quello dei tessuti, dove la gente del posto si rifornisce per le esigenze quotidiane. Poi nel suq delle spezie, tra i miei preferiti in ogni posto che ho visitato, e in quello dei tappeti e in quello dell’oro, ovviamente.
É incrociare un pony express che va spedito sulla sua bici, mentre con una mano tiene un cesto enorme di pane sulla testa.
Vivere Damasco é fermarsi ad un chioschetto e prendere una spremuta fresca di melograno, mentre si osserva un ragazzino che trasporta un saccone traballante su di un carrello, destreggiandosi tra la folla e i furgoncini.
É dare un’occhiata nel cortile di una vecchia casa e venire invitati a prendere un caffé da una famiglia cristiana che sta per festeggiare il figlio prossimo al matrimonio.
Vivere Damasco é starci 16 giorni a godersi il sole, la rilassatezza, il cibo, la shisha, la compagnia di altri viaggiatori entusiasti della capitale più antica del mondo.